La pronuncia del Napoletano

Riportiamo alcune note sulla pronuncia del napoletano (vedi Pietro Paolo Volpe. Vocabolario Napolitano-Italiano. 1869) che possono essere di aiuto per la consultazione del vocabolario.

Vocali: Le cinque vocali vengono generalmente pronunziate aperte e spesso allungate. Le desinenze non vengono pronunciate. La e viene pronunziata e scritta com ie come mostrato dai seguenti vocaboli: pietto per petto, piezzo per pezzo, siente per senti, etc., al contrario la ie viene cambiata in e per questi altri: piede per pede, fiele per fele, tiene per tene, etc.

Consonanti: La b semplice si pronunzia raddolcito come la v, e si dice vocca per bocca, vorza per borza, vraccio per braccio, vranca per branca. Al plurale si cambia di nuovo in b come per esempio na vota (una volta), tre bote (tre volte): quando si pronunzia con forza è preceduta da una m come mbe per bene. Altre volte viene cambiato in j come in janco (bianco).

La c molto spesso viene preceduto da una n, come nc' per c'รจ; altre volte si cambia in z come azza per accia, azzettare per accettare, frezza per freccia; ed alcune altre per s, per esempio caso per cacio, vaso per bacio.

La d semplice si cambia quasi sempre in r, cosi rito dicesi per dito, e se viene preceduto da n si cambia in n, come granne per grande, tunno per tondo, funno per fondo.

La g semplice spesso cambiasi in c, e dicesi percio' confalone per gonfalone; quando precede la r si sopprime, e viene detto allerezza per allegrezza; e quando poi succede alla r viene sostituito da un altra vocale, cosi lario dicesi per largo.

La l come la d cambiasi in r, per esempio porve per polvere; cardo per caldo, mentre alcune volte viene soppressa come povere per polvere, ed altre volte viene cambiata in u o av, come caudo, cavero per caldo, auto, avuto per alto.

La r al contrario viene cambiata spesso in l o in d, e se precede il b ama fare un trasposizione, come vavera, varva per barba, evera, erva per erba.

La s quando e' doppia cambiasi alcune volte in sc, come vascio dicesi per basso, ed altre volte congiunta alla t si pronunzia per doppia ss, come chisso per chisto (questo).

Se la t precede la r, quest'ultima viene soppressa, come per es. fenesta dicesi per finestra, menesta per minestra; ma quando la sillaba precedente comincia con c, allora queta sillaba prende la r soppressa, come crastare dicesi per castrare.

La z infine viene pronunciata com nz, cosi nzoteco dicesi per zotico.

Se non trovate un termine sotto una voce provate con le altre iniziali menzionate.